Ischia: Rapporto choc sui ragazzi tra 12 e 19 anni. Oltre il 70% beve regolarmente, il 36% dei 15enni ha provato marijuana. E molti pensano al suicidio

Baby alcolisti crescono

Rischio alcolismo già a 14 anni. Allarme tra i genitori che chiedono un intervento più incisivo delle autorità magari con l’istituzione nella scuola media superiore dei corsi per insegnare agli studenti a “comprendere le proprie emozioni” come accade già in GB. Auspicabili anche maggiori controlli nei locali notturni e negli esercizi commerciali che vendono alcolici e super alcolici ai minori. Un giovane su 4 muore per patologie riconducibili all'abuso di alcol. La quota di bevitori a rischio nel nostro paese arriva al 19%.

Certo al nostra isola non è immune a taluni fenomeni di massa che da qualche tempo a questa parte caratterizzano larghe fasce della nostra società. Il problema dell’alcolismo anzi del Baby alcolismo è uno di questi. Non si tratta certo di voler riprendere temi triti e ritrito ammuffiti dalla retorica fine a se stessa, bensì di accogliere il grido di allarme di un genitore preoccupato per le sorti dei suoi ragazzi e che pur di evitare tutte le possibili complicazioni che da sempre l’età adolescenziale determina, ha deciso di partecipare a gruppi di sostegno e di studio non per curare bensì per prevenire. Il problema del nostro interlocutore che spinge ad una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica sulla questione  a ben vedere è in maniera più drammatica e preoccupante il problema di molti genitori che chiedono un intervento più incisivo delle autorità delle istituzioni ma anche e soprattutto della scuola. Un campanello d’allarme che da tempo andava lanciato: ad Ischia sta aumentando pericolosamente la diffusione dell'alcol, ed in special modo nelle fasce più giovani.  Credo che al di la di ogni possibile retorica la questione sia sotto gli occhi di tutti e tutti ci dimostriamo impotenti dinanzi ad una consuetudine orami cosi radicata e senza controllo da divenire un allarme sociale al pari dell’uso e della vendita in proprio di sostanze stupefacenti
Secondo i dati dell'Osservatorio Nazionale dell'Alcol, nel nostro paese sono 7 milioni gli italiani che consumano un quantitativo d'alcol considerato pericoloso; questa categoria, corrispondente al 19% del totale dei consumatori di bevande alcoliche, è ritenuta fortemente a rischio di patologie alcolcorrelate, che secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) non sono poche.
Il World Health Report infatti ha rilevato che in Europa un giovane su quattro tra i 15 e i 29 anni muore a causa dell'alcol, il primo fattore di rischio di invalidità, mortalità prematura e malattia cronica in questa fascia d'età. Ma i dati forniti dall'Oms sono anche più precisi: attualmente l'alcol provoca direttamente o indirettamente non solo il 10% di tutte le malattie, il 10% dei tumori e il 63% delle cirrosi epatiche, ma anche il 41% degli omicidi, il 45% degli incidenti e il 9% delle invalidità e delle malattie croniche. Per un costo totale, sociale e sanitario, a carico allo stato pari, in Italia, al 2-5% del Pil. Dati preoccupanti dietro i quali si cela il dato ancor più preoccupante di un mondo alla deriva esistenziale dove l’affermazione dell’io e del proprio essre è un dramma spesso insormontabile.
Una nuova “gioventù bruciata”, che si ubriaca, fa uso di droga, ha rapporti sessuali casuali non protetti e spesso per la disperazione contempla addirittura il suicidio. E' questo il preoccupante quadro descritto da uno studio nazionale sul comportamento dei giovani trai 12 e i 19 anni.
Secondo la ricerca l'odierna generazione di teen-ager è “una bomba ad orologeria” che promette di scoppiare quando questi ragazzi e ragazze, diventati maggiorenni, saranno in preda all'alcolismo e alla tossicodipendenza, incapaci di avere relazioni stabili o di entrare nel mondo del lavoro.
Le cifre fornite dal rapporto, preparato sulla base di un sondaggio su oltre mille giovanissimi sono impressionanti: il 72 per cento dei 14enni e quasi il 50 per cento dei 13enni bevono alcolici (e chi beve regolarmente a quella età, avvertono gli esperti, ha quattro volte più possibilità di diventare un alcolizzato da grande); il 36 per cento dei 15enni hanno provato marijuana o cocaina; il 32 per cento dei 15enni hanno già avuto rapporti sessuali; il 25 per cento delle ragazze di 15 anni hanno considerato l'ipotesi di togliersi la vita.
Le ragioni del fenomeno, afferma la ricerca, sono varie: il trauma dell'accresciuto numero di divorzi e crisi familiari; la sempre più forte pressione per superare esami scolastici ed essere ammessi alle scuole superiori e in seguito alle università più prestigiose; l'ossessione con l'apparenza esteriore e con il denaro, per cui la stragrande maggioranza degli adolescenti sognano di essere belli, magri e di successo. E a questo si aggiunge la pressione esercitata dai coetanei, attraverso il “bullismo”, che impazza nelle scuole al punto da poterlo considerare una piaga sociale.
Fragili, soli, in balia di mode e riti collettivi, i giovani reagiscono con l'alcol, con la droga, con il sesso, e quando nemmeno questo funziona pensano che l'unica via d'uscita sia togliersi la vita. “Una volta era raro che un giovane pensasse di farsi del male, per non parlare dell'idea di uccidersi, mentre oggi sta diventando una tendenza sempre più ampia”. Novecentomila teen-agers, indica il rapporto, hanno considerato la possibilità di uccidersi. Un rapporto che in grande rispecchia l’andamento del nostro mondo insulare che ripropone fatte le debite proporzioni i  medesimi drammi e le medesime difficoltà molto spesso amplificate dai limiti dell’isolamento. Da un rapida indagine tra genitori che si ritrovano per discutere ad Ischia del problema Baby Alcolismo ad Ischia, la famiglia da sola non può farcela è isolata. Molto spesso i genitori, la famiglia sono visti come un limite ed ogni tentativo di persuasione può spingere verso un maggiore consumo di ciò che i “figli” vedono come trasgressivo ed illecito. La mancanza poi di controlli al di fuori delle mura domestiche fa il resto. La ricerca del proibito, il suo gusto divengono il fine ultimo di ogni loro azione mossa anche per puro spirito di contraddizione contro il dictat dei grandi. Per questi genitori preoccupati ed in cerca di sostegno utile e fattivo sarebbe bene istituire nella scuola media superiore dei corsi per insegnare agli studenti a “esplorare e comprendere le proprie emozioni”. Nei corsi si potrebbe parlare come già avviene in Gran Bretagna di amicizia, amore, solidarietà, rapporti inter-personali e di coppia, noia, coraggio, allegria, imbarazzo, eccitazione, paura, gelosia, felicità, orgoglio, nervosismo, tristezza e altri sentimenti, esortando i ragazzi ad aprirsi, esprimere emozioni e turbamenti, discutere ansie e problemi.
“In una società come quella d'oggi, la scuola non può più essere soltanto il luogo in cui si insegna, ma deve svolgere anche il ruolo di educatore e di nutrimento emozionale che molte famiglie non sono in grado di offrire”. Da un lato la “gioventù bruciata” che beve, si droga e pensa al suicidio, dall'altro una generazione incapace di spiegare le proprie emozioni: due facce, sicuramente, della stessa medaglia che cresce e si alimenta d’altra parte in un mondo di grandi che sfrutta e guadagna su queste paure. Grandi che nelle discoteche e parlo soprattutto di Ischia vende Alcolici  e superalcolici anche ai minori, dove il grande spacciatore usa il piccolo consumatore come corriere e dove prima e sopra ad ogni cosa c’è il guadagno senza fatica che al profumo del soldo a iosa  attira nel suo traffico anche i giovani che a ciò si ispirano perdendo ogni pur se minimo attaccamento ai valori considerati vecchio stampo, che agisce altrimenti è considerato out ed oggetto di gogna.