Italia: Stati di coscienza alterata
Che sorpresa. Un giornale danese, uno norvegese ed uno francese - sembra quasi una tragica barzelletta, tipo quelle che racconta il nostro illuminato premier uscente - pubblicano in rapida sequenza temporale una decina di vignette satiriche, peraltro di mediocre livello, incentrate sulla figura del Profeta Maometto, suscitando da un lato l’ira e la conseguente reazione violenta di alcune migliaia di musulmani più o meno estremisti e dall’altro il profondo sconcerto e la conseguente ferita morale di centinaia di milioni di musulmani veri, che non vanno in giro a farsi esplodere, non minacciano di morte gli “infedeli” e non riempiono i TG e le pagine dei giornali di tutto il mondo con sanguinosi attentati.
Che sorpresa, vero? Ve lo sareste mai aspettato? In un momento storico come quello attuale, che i futuri studiosi guarderanno a dir poco con profonda commiserazione per le bassezze umane, politiche e culturali che si stanno susseguendo senza sosta, in cui la convivenza tra i popoli costituisce uno dei problemi più spinosi e drammatici, in cui la comunicazione (alla faccia della globalizzazione) è impresa ardua già sul pianerottolo della propria abitazione, figuriamoci tra i popoli, in cui qualcuno è tuttora convinto che ci sia una “civiltà superiore” ed un suo degno amico si fa carico (!) di esportare la democrazia, ebbene, in questo trionfo di intelligenze, rispetto dei diritti umani e ricerca costante della pace, si pubblicano delle provocazioni belle e buone, tanto per movimentare un po’ la vita del pianeta, ritenuta evidentemente troppo tranquilla e noiosa. Ma forse realmente l’11 settembre, l’Afghanistan, l’Iraq, la Palestina, l’Iran, la Cecenia non fornivano abbastanza “carburante” alla macchina da guerra che si è (ancora una volta) impossessata del pianeta in questo nuovo, drammatico terzo millennio. Una macchina che ha bisogno di nutrirsi all’infinito, che fagocita e distrugge in un attimo conquiste faticosamente raggiunte, che non conosce morale, etica, umanità, pietà. La satira, si dirà. Ma cos’è la satira? Io l’ho sempre considerata come un’avanzata espressione di civiltà, intrisa di cultura, ironia (e autoironia), tempismo. Cosa c’è di tutto ciò in queste squallide vignette? Tuttavia, a parte il loro effettivo basso livello, il punto è un altro: è forse la satira il dio di una nuova religione, in quanto tale insindacabile e intoccabile? Si può, nel suo nome, calpestare il credo di chi ha una visione del mondo semplicemente non uguale al cosiddetto occidente? Perché è soprattutto la soggettiva visione del mondo di ciascuno di noi a guidare in misura significativa i nostri pensieri, le nostre azioni, le nostre scelte. Ma ciò che riesce difficile a “noi” è proprio concepire che esista un’altra visione del mondo, diversa dalla nostra - ma che ha diritto alla stessa dignità - e ancora più difficile ci riesce rispettarla. La parola chiave è dunque questa: Rispetto. Quanto più la cosiddetta umanità va avanti nel suo difficile cammino in questo terzo millennio, tanto più sembra perdere di vista questo fondamento del vivere civile, che pure ha dovuto conquistarsi con il sangue nel corso della sua lunga storia. Rispetto dovrebbe voler dire, per restare in ambito teologico, “…non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”. Allora basterebbe chiedersi: come avremmo reagito noi occidentali, se alcuni giornali di Paesi musulmani avessero pubblicato vignette in cui si operava una chiara satira ad una figura fondamentale della fede cristiana? E come avrebbero reagito gli ebrei (e di conseguenza noi, per, diciamo, “alleanza politica”), se la satira si fosse rivolta a loro? Ciascuno potrà immaginare le reazioni del caso, in base alla sua coscienza e obiettività, ma mi sento di dire che le domande appena formulate rischiano di essere puramente retoriche, di appartenere a quelle, cioè, che si rispondono da sole. Ovvio però che un argomento profondo e delicato come questo si presti ad infiniti livelli di interpretazione e, se quello teologico è di certo il più complesso, anche il livello politico riveste comunque una grande importanza in una vicenda tragica e allo stesso tempo dai tratti paradossali come questa. Hamza Piccardo, segretario nazionale dell’UCOII, Unione delle Comunità e Organizzazioni Islamiche in Italia, in un’intervista a La Repubblica pubblicata il 4 febbraio scorso, ha un atteggiamento decisamente tollerante e saggio, proprio come insegna ad essere il Profeta. Se da un lato condanna giustamente le reazioni violente delle fasce più estreme dell’Islam, dall’altro riesce ad esprimere con profonda pregnanza il sentimento di sofferenza e di cattiveria gratuita che stanno vivendo in questi giorni centinaia di milioni di musulmani, che si sentono costretti a dover subire ancora una volta la visione del mondo degli occidentali, la LORO concezione della libertà. Piccardo denuncia tuttavia un ulteriore aspetto del tutto diverso, ossia il disegno politico che potrebbe essere alla base della vicenda. Pare infatti che le prime vignette fossero già comparse a settembre scorso in Danimarca, e in seguito in altri Paesi; potrebbe però non essere affatto un caso che siano rispuntate fuori proprio ora, subito dopo la vittoria di Hamas in Palestina, come se potessero dimostrare, con le reazioni (assolutamente prevedibili) che stanno suscitando, quanto le due civiltà siano incompatibili e, più specificamente, quanto i musulmani (strumentalizzando l’azione di pochi tra loro, a discapito dei più) siano distanti dai valori occidentali di modernità, progresso e libertà, in una parola, quanto essi siano IL NEMICO. Per questo Piccardo ritiene, e mi unisco a lui, che i musulmani tutti dovrebbero tenere i toni abbassati, evitare di reagire, e questo per un unico, vero motivo: per non scendere al livello di chi ha organizzato tutta questa amara storia a scopi strumentali, per non dargli importanza, ma soprattutto per non fare il suo gioco. Il carnefice, per esser tale, ha necessariamente bisogno della sua vittima. Ma se la vittima non è disposta ad accettare il ruolo che il carnefice vuole imporle e decide invece di ignorarlo, il carnefice non potrà far altro che togliersi di torno. Questo perlomeno fino a quando non è troppo tardi e la guerra è già in atto.
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