L'Ideale di liberta' nell'opera di Ibsen e nel pensiero di Bakunin |
Ricerche Storiche D'Ambra - Ricerche Storiche | |||
Scritto da Caterina Sepe | |||
Sabato 18 Novembre 2006 19:49 | |||
L'Ideale di liberta' nell'opera di Ibsen e nel pensiero di Bakunin Non si incontrarono mai, benché fossero contemporaneamente in villeggiatura a Ischia ed amassero entrambi fare lunghe passeggiate. Ma quella che oggi è una distanza minima, tra Casamicciola e Lacco Ameno, nel 1867 rappresentava ancora un serio ostacolo alla possibilità di frequentarsi tra gli ospiti stranieri che in quel momento si trovavano sull’isola. Tra i quali erano anche Henrik Ibsen e Michail Bakunin, che di sicuro però condivisero, sia pur ciascuno in un momento diverso, l’emozione di andare in visita alla villa che tre anni prima aveva accolto Giuseppe Garibaldi, di cui sia lo scrittore norvegese che il rivoluzionario russo erano profondi estimatori. E’ a questi due personaggi, ospiti illustri della nostra isola in quell’estate di quasi centocinquant’anni fa, che il Centro di Ricerche Storiche d’Ambra ha voluto dedicare, mercoledì scorso, uno dei suoi apprezzatissimi incontri periodici sulla storia dell’isola d’Ischia, sempre curandone i collegamenti con la storia e la cultura universali. Premiata da una folta presenza di pubblico, si è rivelata una felice intuizione, la “Serata libertaria” ideata da Nino d’Ambra, che peraltro qualche anno or sono aveva già dedicato uno dei suoi approfondimenti monografici a Ibsen e a Bakunin, uniti proprio dalla condivisione temporale di quel soggiorno isolano.Per l’occasione, l’avvocato-storico, coadiuvato come sempre dalla signora Gemma, ha allestito una mostra documentaria di grande interesse, che partendo da Ibsen e da Bakunin, presenta testimonianze rare sull’anarchismo sull’isola d’Ischia, dove il messaggio politico del rivoluzionario russo non rimase senza seguaci, ma alimentò un filone significativo del pensiero politico isolano. E proprio la descrizione dei documenti esposti ha segnato l’avvio della serata. E’ stato lo stesso avvocato d’Ambra a illustrare i testi e anche le numerose immagini riferite a personaggi che legarono il loro nome all’anarchismo: Leda Rafanelli, nota anche per essere stata l’amante di Mussolini all’epoca in cui il futuro duce frequentava gli ideali anarchici, ma soprattutto per i suoi scritti, che erano particolarmente apprezzati dagli anarchici che si riunivano presso il circolo filo-bakuniniano “Ferrer” di Forio; Pietro Gori, di cui oltre al ritratto è esposto anche il provedimento di espulsione dalla Svizzera; Giovanni Bovio, che contava vari seguaci isolani e che riservò in alcuni suoi scritti commenti e considerazioni sul carattere degli isolani e Davide Lazzaretti, che propugnava la rivoluzione sociale con il contributo del cattolicesimo e dell’anarchismo. E l’avvvocato-storico non ha trascurato di ricordare i legami culturali profondi con il pensiero anarchico bakuniano di alcuni illustri poeti e scrittori italiani, da Carducci a Cavallotti, da Pascoli a De Amicis ad Ada Negri. D’Ambra ha poi presentato la locandina predisposta per il cinquantenario della morte di Ibsen, che vide l’isola d’Ischia tra le località italiane protagoniste del ricco programma di manifestazioni culturali messo a punto dall’Ambasciata di Norvegia in Italia (con la indimenticabile rappresentazione a Casamicciola T. di “Casa di Bambola” con Arnoldo Foà). Tra i graditi ospiti della serata è stato il professor Enzo Papa, che è intervenuto all’incontro promosso da Nino d’Ambra, per illustrare la figura di Bakunin così come emerge dal libro di Arthur Lehning, “Bakunin e gli altri”, di cui Papa è il traduttore dal francese per l’edizione italiana. Il libro è una raccolta di lettere, articoli, brani di memorie e taccuini che hanno per oggetto il rivoluzionario russo. L’esistenza piuttosto movimentata di Bakunin, la sua instancabile attività di agitatore politico, l’aver conosciuto suo malgrado le prigioni di mezza Europa, l’aver viaggiato un po’ dovunque inseguendo i suoi ideali, l’aver partecipato in prima persona a varie esperienze insurrezionali, costituiscono altrettanti inviti ad una lettura sostanzialmente romanzesca e avventurosa del libro. Forse non è un caso che fra gli autori di queste lettere e articoli siano presenti nomi di personaggi che avevano grande dimestichezza con l’attività letteraria e narrativa: Alexander Herzen, Turgenev, Gorge Sand, Wagner, Michelet, Belinskij, Cernicewskij, Gogol, Sacher-Masoch, Stankevic. La lettura del libro ci aiuta a demistificare il procedimento di costruzione iconografica adottato sia dalle democrazie borghesi che dai regimi marxisti-comunisti, che consiste nel comporre un’immagine conformistica che corrisponde ad uno schema precostituito per dipingere in maniera negativa le figure dei rivoluzionari dalla seconda metà dell’800 in poi. Bakunin si trova ad essere considerato l’archetipo del rivoluzionario anarchico. La sua fama di agitatore politico, l’autorevolezza crescente delle sue tesi negli ambienti operai, l’entusiasmo degli internazionalisti a lui più vicini contribuiscono ad affermare una certa immagine. Ecco quindi che le tesi anarchiche, che in quanto tali disturbano e mettono in crisi il conformismo letterario e politico dell’epoca e non solo, vengono identificate con la persona di Bakunin. Una lettura critica dei testi di questa raccolta ci permette di cogliere le contraddizioni insite nel procedimento iconografico e ci invita a riflettere sul ruolo decisivo di Bakunin nella fondazione del movimento anarchico organizzato, sulle sue intuizioni sull’inscindibilità del binomio uguaglianza-libertà, sul superamento della visione romantica della libertà come campo d’azione necessariamente regolato dallo Stato, sull’importanza primaria della liquidazione del potere politico e quindi dello Stato per l’emancipazione dei proletari, sull’intuizione dell’importanza ideologica della religione come rappresentazione simbolica del principio di autorità, sulla concezione federalistica dell’organizzazione sociale. All’avvocato d’Ambra, che quando era Vice Presidente della Provincia di Napoli lanciò l’idea del Museo Archeologico e dette l’avvio all’acquisizione di Villa Arbusto al patrimonio pubblico, l’Assessore del Comune di Lacco Ameno, Tuta Irace, ha consegnato una copia artistica della Coppa di Nestore, gioiello del Museo archeologico che è nella villa, realizzata dall’artista Gigi Vaiata. Questi, inoltre, ha fatto omaggio al Centro di una serie di litografie sulle divise militari all’epoca di Garibaldi. Altro importante contributo all’incontro è venuto dal professor Pasquale Balestriere, che ha incentrato il suo intervento sull’opera di Ibsen, senza dimenticare di ricordare come senza quel soggiorno a Ischia, il “Peer Gynt” non sarebbe mai venuto alla luce, tanto meno in una atmosfera norvegese. Trattandosi di una serata dedicata alla libertà, Balestriere ha approfondito un aspetto indubbiamente affascinante dell’opera ibseniana, ovvero l’evoluzione dei diritti delle donne, che ha, in campo drammaturgico, un riferimento tra i più importanti nella famosa opera teatrale “Casa di bambola”. Dopo una lettura di un documento d’epoca del giovane Massimo Colella, la serata ha riservato un breve ma intenso ricordo della poetessa Gea d’Ambra, di cui Rosa d’Ambra ha letto la lirica “Estasi”, che dà il titolo ad una raccolta poetica dell’autrice foriana, pubblicato lo scorso anno. Di grande impatto emozionale è stato il contributo musicale del maestro Enzo Martino, che ha cantato “Estasi”, di cui ha scritto la musica, e subito dopo la canzone simbolo dell’anarchismo, “Addio Lugano”. Ma non sono state trascurate “Ie te voglio bene assaie” e “U’ zuccularo”, le due canzoni che amavano cantare i prigionieri politici ristretti nel Castello d’Ischia dopo la primavera rivoluzionaria del 1848. Un’altra pagina della storia isolana che si lega alla storia d’Italia e d’Europa. Secondo la migliore tradizione del Centro Ricerche Storiche d’Ambra. (Caterina Sepe “Il Golfo”, 18.11.06)
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Ultimo aggiornamento Giovedì 07 Maggio 2009 18:02 |